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Tra i più accreditati studiosi della "scuola di Vienna", Alois Riegl affronta in questo suo testo capitale la forma artistica e i problemi metodologici nel campo delle arti figurative, all'interno dell'arte di tarda età romana. Questo periodo, fino ad allora considerato di assoluto decadimento, viene invece riletto alla luce della concezione critica di Kustwollen (volontà d'arte), teoria secondo la quale viene riconosciuta ad ogni epoca un proprio e peculiare "gusto". Opponendosi alle posizioni del positivismo empirico che riteneva lo stile legato al materiale, alla tecnica e alla funzione pratica, Riegl elimina la differenza tra arti maggiori e minori, giungendo a ritenere la decorazione, svincolata dalla pura rappresentazione, il luogo privilegiato di manifestazione della volontà artistica di un popolo. Lo storico concepisce il proprio studio sull'arte tardoromana come parte di una ricerca molto più ampia che verte sui mutamenti della concezione della forma, sulle sue oscillazioni da prevalentemente plastica e "tattile", a pittorica e "ottica". "Le prime cattedrali" segna il passaggio da una concezione deterministica dell'arte, in cui fare arte è vincolato alla materia e alla tecnica, a un mondo in cui le opere d'arte sono esatta espressione di uno specifico spirito del tempo (Zeitgeist).